Il Lavoro alle Redini Lunghe
Il 16 e 17 settembre al Castello di Monvicino (sede della SIAEC) ho avuto l’opportunità di frequentare lo stage sul Lavoro alle redini lunghe con il maestro Alain Francqueville Ecuyer Du Cadre Noir De Saumur.
Esprimere in poche parole le sensazioni, così come racchiudere in poche righe quello che queste due giornate mi hanno dato, è davvero molto difficile.
Innanzitutto parliamo di lui, di questo Maestro che mi sono trovata di fronte per la prima volta.
Credo che la sensazione che ho provato nel vederlo, sentirlo parlare, ascoltare i suoi insegnamenti sia stata quella di trovarsi di fronte una maestosa montagna a cui si deve rispetto, da cui si può imparare moltissimo ma che rimane comunque una vetta difficilmente raggiungibile.
A prescindere dagli aspetti puramente tecnici dell’insegnamento e dalla mancanza di conoscenza da parte mia della materia quello che mi ha colpito è il suo Preciso Rigore.
Preciso perché tutto va eseguito in un istante e solo in quello, non in quello prima e non in quello dopo.
Rigore perché ogni cosa va fatta in un determinato modo ed il modo è quello e non uno leggermente diverso.
Impossibile porsi domande di fronte alla dimostrazione dell’estrema chiarezza per il cavallo di questo tipo di richieste del Maestro, le parole non servono.
Ho capito che questo lavoro a redini lunghe serve ad addestrare un cavallo e proprio per questo bisogna essere sempre estremamente precisi, ogni gesto ha un significato ed uno soltanto per cui non si può sbagliare. Anzi, non si deve sbagliare! Si rischia di parlare un’altra lingua con il cavallo che lui non potrebbe capire.
Il Maestro non si è risparmiato un solo istante ed ha sempre dimostrato personalmente quello che voleva, come lo voleva, quando lo voleva e cosa voleva ottenere.
Meraviglia quando un cavallo lavorato da lui il giorno precedente il giorno successivo mostrava chiaramente di aver compreso il tipo di lavoro che andava fatto e lo proponeva di buon grado.
Questo, oltre a confermare le straordinarie capacità tecniche del Maestro, mi ha lasciato come sempre impressionata dalla capacità di questi magnifici animali di apprendere molto più in fretta di quanto noi umani sappiamo fare.
Il tipo di lavoro si è rivelato interessantissimo ma estremamente complesso anche se vedere il Maestro in azione faceva sembrare tutto molto semplice.
Ho compreso ancora di più che è bene essere estremamente chiari e precisi nelle richieste.
Se quello che vorremmo viene sempre chiesto al cavallo nella stessa maniera, se egli non deve ogni volta interpretare quello che noi diciamo la comunicazione che si crea tra il lui e colui che ci lavora insieme diventa davvero un linguaggio silenzioso e millimetrico di una sintonia quasi magica.
Ed ecco che, mentre noi sembravamo sgraziati trampolieri o direttori d’orchestra con mani che si muovevano cercando di chiedere l’attacco a chissà quale strumento, il maestro si limitava “semplicemente” a dare il “LA” alla magia del movimento del cavallo.
Lo stage mi ha dato anche la possibilità di vivere momenti conviviali al di fuori del maneggio ad ascoltare storie sui grandi Maestri del passato e permesso di porre infinite domande equestri.
Per me personalmente entrare a Monvicino è sempre emozionante ed anche se Giancarlo Mazzoleni non c’è più io l’ho sentito anche questa volta dirmi… CAMMINA!